Le Luci di Marfa
Le Luci di MarfaUn luogo comune vuole che "i quattro angoli del mondo" siano stati ormai esplorati e, in effetti, sono...
Posted by I 36 Decani on Domenica 21 giugno 2015
Nel 1883 gli allevatori di bestiame che si insediarono presso la città di Marfa videro all'orizzonte delle luci, apparentemente vicine al suolo, delle quali non riuscirono ad identificare la natura. Inizialmente pensarono che si trattasse di fuochi accesi dai nativi Apache a scopo di segnalazione ma poi scoprirono che anch'essi parlavano di quelle luci, attribuendole alle anime dei loro morti.
L'interesse per i fenomeni luminosi non identificati che si verificò dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale portò le luci di Marfa all'attenzione del grosso pubblico e ne apparvero le spiegazioni più diverse.
Saltiamo subito alle conclusioni, dicendo che tuttora non si è trovata una spiegazione soddisfacente, anche se le Luci di Marfa sono diventate un'attrattiva turistica locale e ciò non può non ingenerare sospetti. Secondo gli scettici, si tratterebbe di fari di automobili in lontananza e a chi fa notare che si vedono anche in direzioni nelle quali non vi potrebbe essere traffico stradale, rispondono che si tratta di un miraggio provocato dall'inversione termica.
Chi, invece, ritiene che questa spiegazione sia troppo banale, prende in considerazione fuochi fatui, fulmini globulari, cariche di origine piezoelettrica, riflessi del chiaro di luna su vene di minerali micacei. Per favorire gli spettatori delle Marfa's Lights è stata allestita un'apposita area di parcheggio sulla US Highway 90.
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L'interesse per i fenomeni luminosi non identificati che si verificò dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale portò le luci di Marfa all'attenzione del grosso pubblico e ne apparvero le spiegazioni più diverse.
Saltiamo subito alle conclusioni, dicendo che tuttora non si è trovata una spiegazione soddisfacente, anche se le Luci di Marfa sono diventate un'attrattiva turistica locale e ciò non può non ingenerare sospetti. Secondo gli scettici, si tratterebbe di fari di automobili in lontananza e a chi fa notare che si vedono anche in direzioni nelle quali non vi potrebbe essere traffico stradale, rispondono che si tratta di un miraggio provocato dall'inversione termica.
Chi, invece, ritiene che questa spiegazione sia troppo banale, prende in considerazione fuochi fatui, fulmini globulari, cariche di origine piezoelettrica, riflessi del chiaro di luna su vene di minerali micacei. Per favorire gli spettatori delle Marfa's Lights è stata allestita un'apposita area di parcheggio sulla US Highway 90.
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Curiosità sui Mandala Tibetani
Nella tradizione tibetana, i mandala sono realizzati con la sabbia colorata e fanno parte della cerimonia di iniziazione dei monaci buddisti, un rito che può durare anche diversi giorni. I disegni, molto complessi, sono una rappresentazione della nascita del cosmo e la loro realizzazione richiede molta cura, pazienza e concentrazione in quanto la sabbia viene distribuita lentamente attraverso una “cannuccia” sottile. Al termine del rituale, il mandala viene distrutto, la sabbia viene spazzata verso il centro e poi raccolta in un’urna. Una parte viene distribuita ai presenti, mentre il resto viene gettato nel fiume più vicino. La rapida distruzione del mandala, dopo ore o giorni di duro lavoro, simboleggia la transitorietà della vita e la fugacità delle cose materiali.
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Dèjà vu
Ma cos'è davvero il dèjà vu?
Secondo il dizionario è “la sensazione soggettiva che una situazione sia stata già percepita precedentemente, associata alla consapevolezza che non può essere accaduto”. Pensate che i primi studi in materia risalgono alla fine dell' 800', ma gli psicologi di quell'epoca, non seppero dare molte spiegazioni su questo fenomeno e, per farla breve, lo etichettarono come “interessante, ma inspiegabile”. (fonte psicocafe.blogosfere.it)
Fino ad oggi le cause più o meno spiegabili del fenomeno "dèjà vu", le ha esposte il professor Alan S. Brown, psicologo alla Southern Methodist University, nel suo libro del 2003 intitolato “The Déjà Vu Experience: Essays in Cognitive Psychology“.
In questa ricerca, Brown, stima che la durata tipica di un dèjà vu non supera una manciata di secondi, e che il 60% della popolazione mondiale ne ha avuto almeno uno nella vita.
Volete sapere quali possono essere le spiegazioni di un dèjà vu?
Per scoprirlo visitate il sito Curiositaemisteri.wordpress.com
Secondo il dizionario è “la sensazione soggettiva che una situazione sia stata già percepita precedentemente, associata alla consapevolezza che non può essere accaduto”. Pensate che i primi studi in materia risalgono alla fine dell' 800', ma gli psicologi di quell'epoca, non seppero dare molte spiegazioni su questo fenomeno e, per farla breve, lo etichettarono come “interessante, ma inspiegabile”. (fonte psicocafe.blogosfere.it)
Fino ad oggi le cause più o meno spiegabili del fenomeno "dèjà vu", le ha esposte il professor Alan S. Brown, psicologo alla Southern Methodist University, nel suo libro del 2003 intitolato “The Déjà Vu Experience: Essays in Cognitive Psychology“.
In questa ricerca, Brown, stima che la durata tipica di un dèjà vu non supera una manciata di secondi, e che il 60% della popolazione mondiale ne ha avuto almeno uno nella vita.
Volete sapere quali possono essere le spiegazioni di un dèjà vu?
Per scoprirlo visitate il sito Curiositaemisteri.wordpress.com
Chi ha dato i nomi ai pianeti?
La parola pianeta deriva dal greco “planetes” che significa “vagante, vagabondo”. Nell'antichità venivano considerati pianeti tutti i corpi celesti che cambiavano posizione rispetto alle cosiddette stelle fisse del cielo notturno. Già i Babilonesi avevano assegnato ai pianeti i nomi delle proprie divinità, consuetudine continuata poi dagli astronomi greci, che avevano attribuito i nomi facendo riferimento agli dei dell'Olimpo e alle loro caratteristiche associate a quelle dei pianeti.
Venere, il pianeta più luminoso, prende il nome della dea della bellezza (Afrodite);
Mercurio, il pianeta che orbita intorno al Sole più velocemente, è il nome del messaggero degli dei (Hermes);
Marte, pianeta dal colore rossastro, prende il nome del dio della guerra (Ares);
Giove, il pianeta più grande, è il nome del padre di tutti gli dei (Zeus);
Saturno, all'epoca il più lontano conosciuto, deriva dal nome del dio del tempo (Cronos).
Quando i Romani in seguito studiano i testi astronomici greci, mantengono la stessa nomenclatura, adottando però i relativi nomi in latino. I pianeti Urano, Nettuno e Plutone (quest’ultimo declassato a pianeta nano nel 2006) non erano ancora noti perché troppo lontani per poter essere identificati con gli strumenti dell’epoca. Scoperti rispettivamente nel 1781, 1846 e 1930, i nomi a loro attribuiti sono tratti sempre dalla mitologia per onorare la tradizione:
Urano, dio del cielo; Nettuno, dio del mare; Plutone, dio dell’oltretomba.
Il nome del pianeta Terra non deriva dalla mitologia greco-romana, bensì dall'antico inglese e germanico: nella mitologia romana, la dea della Terra era Tellus, il suolo fertile, e per i Greci Gaia, terra mater, la Madre Terra.
Fonte
Venere, il pianeta più luminoso, prende il nome della dea della bellezza (Afrodite);
Mercurio, il pianeta che orbita intorno al Sole più velocemente, è il nome del messaggero degli dei (Hermes);
Marte, pianeta dal colore rossastro, prende il nome del dio della guerra (Ares);
Giove, il pianeta più grande, è il nome del padre di tutti gli dei (Zeus);
Saturno, all'epoca il più lontano conosciuto, deriva dal nome del dio del tempo (Cronos).
Quando i Romani in seguito studiano i testi astronomici greci, mantengono la stessa nomenclatura, adottando però i relativi nomi in latino. I pianeti Urano, Nettuno e Plutone (quest’ultimo declassato a pianeta nano nel 2006) non erano ancora noti perché troppo lontani per poter essere identificati con gli strumenti dell’epoca. Scoperti rispettivamente nel 1781, 1846 e 1930, i nomi a loro attribuiti sono tratti sempre dalla mitologia per onorare la tradizione:
Urano, dio del cielo; Nettuno, dio del mare; Plutone, dio dell’oltretomba.
Il nome del pianeta Terra non deriva dalla mitologia greco-romana, bensì dall'antico inglese e germanico: nella mitologia romana, la dea della Terra era Tellus, il suolo fertile, e per i Greci Gaia, terra mater, la Madre Terra.
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Insetti in Ambra
Non tutti sanno che…
L’ambra è una resina fossile che talora imprigiona piccoli insetti che inopportunamente si sono adagiati sulla goccia ancora collosa.
La resina infatti è inizialmente appiccicosa, ma perde rapidamente i terpeni (sostanze volatili e profumate) che caratterizzano il tipico odore di questo spurgo degli alberi. Lentamente si indurisce per subire poi in tempi geologici una polimerizzazione dei suoi componenti. Solo dopo 20 milioni di anni può essere definita ambra. Prima deve essere più opportunamente chiamata copale. L’ambra commercializzata in gioielleria proviene dal Mar Baltico o dalla Repubblica Dominicana. Le due hanno età piuttosto diverse. Mentre infatti quella baltica risale al periodo oligocenico (circa 35 milioni di anni) quella di S. Domingo è del miocene (circa 20 milioni di anni).
La resina infatti è inizialmente appiccicosa, ma perde rapidamente i terpeni (sostanze volatili e profumate) che caratterizzano il tipico odore di questo spurgo degli alberi. Lentamente si indurisce per subire poi in tempi geologici una polimerizzazione dei suoi componenti. Solo dopo 20 milioni di anni può essere definita ambra. Prima deve essere più opportunamente chiamata copale. L’ambra commercializzata in gioielleria proviene dal Mar Baltico o dalla Repubblica Dominicana. Le due hanno età piuttosto diverse. Mentre infatti quella baltica risale al periodo oligocenico (circa 35 milioni di anni) quella di S. Domingo è del miocene (circa 20 milioni di anni).
Conigli col mal di denti
Il detto popolare che i conigli da appartamento muoiono di mal di denti è vero, sebbene un po' troppo schematico.
Il coniglio è un erbivoro stretto e dovrebbe mangiare erba, fieno, foglie e verdura, masticando per ore e ore.
In questo modo “consuma” i suoi denti, non soltanto gli incisivi, ma anche quelli “posteriori”, che sono tutti a crescita continua.
Attenzione al cibo.
L'alimentazione che viene data a quasi tutti i conigli - a base di semi vari, pane secco, frutta secca, dolciumi e simili - è però scorretta: troppo calorica, povera di fibra, non permette una sufficiente masticazione.
Così i denti continuano a crescere e, quando l'animale ha circa un paio di anni, quelli posteriori, che il proprietario non vede, possono arrivare a ingrandirsi anche dalla parte della radice.
Si formano così ascessi e il coniglio può morire di fame, perché non riesce più nutrirsi per il dolore, o di infezione.
La scorretta alimentazione a base di semi si è diffusa grazie all'allevamento dei conigli da carne.
Quest'ultimi vengono abbattuti a pochi mesi e prima di sviluppare patologie dentali.
Formiche Robot
Germania. La tecnologia con il passare del tempo dimostra (quasi) sempre di portare delle innovazioni all'interno della vita dell’essere umano. Più passa il tempo è più la tecnologia da vita ad invenzioni incredibili. Direttamente dalla Germania, per cura di un team di ricercatori tedeschi, sono state create delle formiche robotiche che si pensa possano definitivamente rivoluzionare il settore industriale. L’idea nasce dalla falsa riga di coloro che creano robot in grado di riprodurre moltissime azioni che vengono fatte normalmente dagli uomini.
Le formiche robot inventate hanno delle capacità sorprendenti, al punto di svolgere la maggior parte delle mansioni svolte dagli operai che lavorano in fabbrica, aiutando ad aumentare la produzione della catena di montaggio e a diminuire il lavoro e la fatica degli operai. Ogni formica robotica è grande quanto una mano di un uomo e quando lavora ha le stesse capacità di cooperazione delle formiche reali.
Ogni formica-robot è creata e programmata per essere in grado di fare delle scelte in maniera individuale, ma in realtà lavorando per raggiungere obiettivi comuni, anche spostare oggetti di grandi dimensioni. Addirittura queste formiche robot hanno pure intrinseco il concetto di teamwork grazie al fatto che sono in grado di comunicare e collaborare tra di loro.
“Le formiche fanno delle scelte individuali ma ogni loro decisione serve per raggiungere un unico obiettivo” ha dichiarato uno degli ideatori del progetto.
Ogni formica ha un corpo completamente in plastica e formato da sei zampette che permettono al robot di muoversi in maniera veloce: le zampe anteriori vengono utilizzate per spostare gli oggetti da un posto all'altro. La presentazione ufficiale della formica robot avverrà durante la fiera della tecnologia più grande della Germania.
Non rimane che attendere l’evoluzione della tecnologia per capire se queste formiche potranno sostituire realmente l’uomo nelle fabbriche, anche se questo immancabilmente significherà far perdere ancora di più posti di lavoro.
Fonte (Curiosità e perchè)
Le formiche robot inventate hanno delle capacità sorprendenti, al punto di svolgere la maggior parte delle mansioni svolte dagli operai che lavorano in fabbrica, aiutando ad aumentare la produzione della catena di montaggio e a diminuire il lavoro e la fatica degli operai. Ogni formica robotica è grande quanto una mano di un uomo e quando lavora ha le stesse capacità di cooperazione delle formiche reali.
Ogni formica-robot è creata e programmata per essere in grado di fare delle scelte in maniera individuale, ma in realtà lavorando per raggiungere obiettivi comuni, anche spostare oggetti di grandi dimensioni. Addirittura queste formiche robot hanno pure intrinseco il concetto di teamwork grazie al fatto che sono in grado di comunicare e collaborare tra di loro.
“Le formiche fanno delle scelte individuali ma ogni loro decisione serve per raggiungere un unico obiettivo” ha dichiarato uno degli ideatori del progetto.
Ogni formica ha un corpo completamente in plastica e formato da sei zampette che permettono al robot di muoversi in maniera veloce: le zampe anteriori vengono utilizzate per spostare gli oggetti da un posto all'altro. La presentazione ufficiale della formica robot avverrà durante la fiera della tecnologia più grande della Germania.
Non rimane che attendere l’evoluzione della tecnologia per capire se queste formiche potranno sostituire realmente l’uomo nelle fabbriche, anche se questo immancabilmente significherà far perdere ancora di più posti di lavoro.
Fonte (Curiosità e perchè)
Impronte nel tempo....
Chissà se Hua Chi, monaco tibetano settantenne, lascerà la sua impronta nella storia. Per ora ne ha lasciate due sul pavimento di un monastero di Tongren in Cina. Duemila preghiere al giorno, per 20 anni, sempre nello stesso angolino, hanno "scavato" nel parquet orme profonde tre centimetri.
Un po’ meno devoti probabilmente, i proprietari di alcune impronte fossili rinvenute vicino a Ileret in Kenya. I "passetti" preistorici per quanto antichi - risalenti a un milione e mezzo di anni fa - sono tra i più "moderni" che si conoscano, perché appartenuti all'Homo erectus, il predecessore del nostro più immediato antenato, l’Homo sapiens. Molto più umane di quelle ritrovate qualche tempo fa in Tanzania, appartenute al più "scimmiesco" Australopithecus afarensis, ominide africano vissuto tre milioni e mezzo di anni fa.
Fonti varie
Fonti varie
Quello strano segnale alieno
(ma non è E.T.)
Alcuni lampi radio veloci sono arrivati sulla Terra seguendo una precisa ripetizione matematica. Un messaggio da civiltà extraterrestri? Probabilmente no...
Una strana ripetizione matematica è stata rivelata nelle raffiche di esplosioni di onde radio provenienti dallo spazio profondo. Potrebbe essere la prova dell'esistenza di civiltà aliene, ma potrebbe anche non significare nulla. E purtroppo per chi spera nel messaggio di una intelligenza extraterrestre, è probabile che già dalle prossime osservazioni questa ipotesi cada del tutto.
Queste esplosioni di onde radio sono note come lampi radio veloci e sono impulsi cosmici estremamente energetici, super-veloci, che sembrano essere originati a miliardi di anni luce di distanza. Gli scienziati hanno registrato il primo scoppio di questo tipo nel 2007 e hanno rivelato altre 10 osservazioni da allora... ..continua
Una strana ripetizione matematica è stata rivelata nelle raffiche di esplosioni di onde radio provenienti dallo spazio profondo. Potrebbe essere la prova dell'esistenza di civiltà aliene, ma potrebbe anche non significare nulla. E purtroppo per chi spera nel messaggio di una intelligenza extraterrestre, è probabile che già dalle prossime osservazioni questa ipotesi cada del tutto.
Queste esplosioni di onde radio sono note come lampi radio veloci e sono impulsi cosmici estremamente energetici, super-veloci, che sembrano essere originati a miliardi di anni luce di distanza. Gli scienziati hanno registrato il primo scoppio di questo tipo nel 2007 e hanno rivelato altre 10 osservazioni da allora... ..continua
La grande scoperta di Netzer
Una delle scoperte più importanti degli ultimi anni: questo, secondo il professor Ehud Netzer, dell'Istituto di archeologia dell'Università ebraica di Gerusalemme, il significato della scoperta dopo decenni di ricerche della tomba di Erode il Grande, nel punto che era stato indicato dal suo contemporaneo, lo storico romano Giuseppe Flavio (Yossef Ben Mattitiyahu). Erode, ha confermato Netzer, era effettivamente sepolto nel suo palazzo-mausoleo di Herodion, sette miglia a sud di Gerusalemme. Ma non alle pendici, come si era a lungo ritenuto, bensì in una posizione molto più elevata. Per il suo luogo di sepoltura, il monarca (che con il sostegno attivo di Roma aveva regnato sulla Giudea dal 40 a.C. al 4 a.C.) aveva approntato un locale di 10 metri per 10, a cui si accedeva mediante una scalinata larga 6,5 metri. Il suo sarcofago era lungo 2,5 metri ed era di fattura squisita.
Come mai è stato scoperto solo adesso? Il professor Netzer ha affermato di averlo trovato ridotto in frantumi e ha ipotizzato che la distruzione non sia stata opera di ladri comuni. "Abbiamo trovato chiari segni di martellate", ha precisato. E' probabile, dunque, a suo parere, che la demolizione del magnifico sarcofago sia stata opera di ebrei che si erano ribellati all'occupazione romana negli anni 66-72 d.C.:gli anni della distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei legionari di Tito e dell'assedio della fortezza di Masada, sul Mar Morto. Proprio il Tempio di Gerusalemme e Masada sono fra i progetti edili curati da Erode il Grande, un monarca efficiente e privo di scrupoli. Sempre su suo ordine furono costruite le eleganti città di Cesarea (sulla sponda del Mar Mediterraneo) e di Sebastia, in Samaria. Ma, probabilmente, il progetto che gli fu maggiormente a cuore fu appunto lo Herodion. Era una collina artificiale, scrive Giuseppe Flavio, "con la forma di un seno femminile", da dove si dominava il deserto di Giudea fino al Mar Morto. La circondavano torri di guardia rotonde,e al suo interno c'era un palazzo magnifico rifornito di grandi quantità di acqua portata da una località distante. Per avere accesso nella sua residenza occorreva risalire 200 scalini di marmo. La morte aveva colto Erode nel suo palazzo invernale di Gerico. Il corteo funebre percorse 24 miglia per raggiungere lo Herodion. Il monarca fu inumato con la corona d'oro in testa e con lo scettro nella mano destra. Entrambi sono andati perduti. Oggi, alla stampa, il professor Netzer ha tuttavia mostrato con orgoglio i frammenti di una elegante "rosetta" di pietra che adornava il sarcofago e un vaso. Nella zona, gli scavi proseguono.
Fonte Ansa
Come mai è stato scoperto solo adesso? Il professor Netzer ha affermato di averlo trovato ridotto in frantumi e ha ipotizzato che la distruzione non sia stata opera di ladri comuni. "Abbiamo trovato chiari segni di martellate", ha precisato. E' probabile, dunque, a suo parere, che la demolizione del magnifico sarcofago sia stata opera di ebrei che si erano ribellati all'occupazione romana negli anni 66-72 d.C.:gli anni della distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei legionari di Tito e dell'assedio della fortezza di Masada, sul Mar Morto. Proprio il Tempio di Gerusalemme e Masada sono fra i progetti edili curati da Erode il Grande, un monarca efficiente e privo di scrupoli. Sempre su suo ordine furono costruite le eleganti città di Cesarea (sulla sponda del Mar Mediterraneo) e di Sebastia, in Samaria. Ma, probabilmente, il progetto che gli fu maggiormente a cuore fu appunto lo Herodion. Era una collina artificiale, scrive Giuseppe Flavio, "con la forma di un seno femminile", da dove si dominava il deserto di Giudea fino al Mar Morto. La circondavano torri di guardia rotonde,e al suo interno c'era un palazzo magnifico rifornito di grandi quantità di acqua portata da una località distante. Per avere accesso nella sua residenza occorreva risalire 200 scalini di marmo. La morte aveva colto Erode nel suo palazzo invernale di Gerico. Il corteo funebre percorse 24 miglia per raggiungere lo Herodion. Il monarca fu inumato con la corona d'oro in testa e con lo scettro nella mano destra. Entrambi sono andati perduti. Oggi, alla stampa, il professor Netzer ha tuttavia mostrato con orgoglio i frammenti di una elegante "rosetta" di pietra che adornava il sarcofago e un vaso. Nella zona, gli scavi proseguono.
Fonte Ansa
La misteriosa Sala d'Ambra |
Di che cosa è fatta la polvere? |
Venne terminata nel 1770 nel Palazzo d'Estate di Zarskoe Selo. Si tratta di una piccola camera interamente ricoperta da pannelli d'ambra creata per Federico I di Prussia e poi donata a Pietro il Grande di Russia. Nel corso della Seconda Guerra mondiale, durante l'attacco tedesco, si cercò di spostare la camera ma a seguito della fragilità dell'ambra si tentò di coprirla con la carta da parati: l'impresa fu vana, la camera scomparve e le notizie circa la sua fine sono scarse e frammentarie. Una replica è contenuta nel Palazzo di Caterina in Russia.
Fonti varie |
La polvere è composta di frammenti di sostanze che si staccano da tutto ciò che è presente nell'ambiente. In una stalla, per esempio, sarà fatta di particelle di paglia, terriccio, granaglie, peli di animali e persino scagliette di latte, se ci sono mucche da mungere. Nella polvere di un altoforno, invece, si troveranno ceneri e metalli. Questo spiega perché una persona può essere allergica alla polvere di un ambiente e non a quella di un altro. La causa dell’allergia, infatti, non è la polvere in se stessa, ma una delle sostanze di cui è composta. In Norvegia, per esempio, è diffusa un’allergia alla polvere che è in realtà allergia al merluzzo, che in quel Paese viene conservato in casa. La polvere ha però anche una funzione positiva: se non ci fosse, le piogge sarebbero molto rare, perché i granelli fungono da centri di condensazione per le gocce. E i tramonti non sarebbero così colorati: è la polvere sospesa nell'atmosfera che, deviando i raggi del sole con angolazioni diverse, dipinge il cielo.
Fonte |
Al centro della Terra potrebbe nascondersi un enorme oceano!
All'interno di un diamante in Brasile è stata scoperta la ringwoodite; si tratta di un minerale che si trova al centro della Terra, e che conferma la tesi degli scienziati che vuole che in tale luogo vi sia un’enorme quantità d’acqua!
Gli scienziati hanno ipotizzato per moltissimo tempo che al centro della Terra ci fosse un cuore di ferro e nichel; ma uno studio pubblicato recentemente su Nature, sembra aprire nuovi orizzonti.Secondo questo studio, infatti, al centro del pianeta azzurro potrebbe esserci un gigantesco oceano, dalle dimensioni dieci volte superiori a quelle dell’Oceano Pacifico! Tutto è partito da un ritrovamento in Brasile. Recentemente in Brasile è stato infatti rinvenuto un diamante ad una profondità davvero notevole. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Alberta, in collaborazione con dei ricercatori dell’università di Padova, si sono occupati di studiare il diamante ritrovato, e hanno avuto una bella sorpresa. All'interno della gemma, un diamante marrone, i ricercatori hanno trovato un materiale che li ha sorpresi e non poco. Si tratta di ringwoodite (dal nome del primo scienziato che si occupò di studiarlo), ed è un minerale che si trova generalmente all'interno del mantello terrestre. Tale mantello terrestre, per inciso, è lo strato più interno della crosta terrestre, e si trova tra i 520 e i 660 chilometri di profondità. Secondo lo studio pubblicato su Nature, la riserva d’acqua si trova all'interno di una particolare zona “di transizione” che si colloca al centro del mantello terrestre. Tale mantello è divisibile per l’appunto in mantello superiore, ad una profondità compresa tra i 100 e i 410 km, zona di transizione compresa tra i 410 e i 660 km di profondità, e il mantello inferiore, tra i 660 e i 2925 metri di profondità! Gli studiosi, finora, non avevano mai avuto la prova tangibile dell’esistenza della ringwoodite; avevano soltanto potuto ipotizzarla, e avevano provato a ricrearla imitando le condizioni che supponevano esistessero al centro della Terra. La profondità a cui è infatti sepolta la ringwoodite ha sempre reso assolutamente impossibile avere dei reperti originali. Grazie a questa scoperta, gli scienziati hanno avuto una risposta a molti interrogativi, e una grande conferma. Al centro del pianeta c’è acqua, e probabilmente ce n’è una quantità enorme. Ovviamente, è facile capire che non si tratta di un oceano con spiagge bianche e acque cristalline, ma di acqua intrappolata nella ringwoodite.
Fonti varie
Fonti varie
Un diamante nello spazio
Pianeta fatto di diamanti scoperto a 40 anni luce dalla Terra.
E’ due volte la Terra, è superveloce ed è fatto di diamanti. La rivista scientifica Astrophysical Journal Letters ha pubblicato lo studio di un gruppo di ricercatori coordinato da Nikku Madhusudhan del Centro per l’astronomia e l’astrofisica dell’Università di Yale, che ha osservato un gigantesco pianeta a 40 anni luce dal nostro sistema solare, composto in gran parte da diamanti. «Questo è il primo assaggio di un mondo roccioso con una chimica fondamentalmente diversa da quella della Terra», ha commentato Madhusudhan. «La superficie di questo pianeta è probabilmente coperta di grafite e diamanti piuttosto che da acqua e granito». Il pianeta "55 Cancri" e ha un raggio doppio e una massa otto volte superiore rispetto alla Terra, dimensioni che lo rendono una «super-Terra». Si tratta di uno dei cinque pianeti in orbita intorno ad una stella simile al Sole, che si trova a 40 anni luce dalla Terra ed è visibile ad occhio nudo nella costellazione del Cancro. Il pianeta orbita attorno alla sua stella ad iper-velocità e il suo anno dura, infatti, appena 18 ore, a differenza dei 365 giorni terrestri. Un pianeta per niente abitabile, spiegano i ricercatori, con una temperatura di superficie elevatissima che sfiora i 2.500 gradi. In base a stime precedenti, gli astronomi ritenevano che il pianeta contenesse una notevole quantità di acqua surriscaldata, “basandosi sul presupposto che la sua composizione chimica fosse simile a quella terrestre” spiega lo scienziato. Ma la nuova ricerca suggerisce che sul pianeta non c’è traccia di acqua e sembra essere composto principalmente da carbonio (come grafite e diamante), ferro, carburo di silicio e probabilmente alcuni silicati. Lo studio stima che almeno un terzo della massa del pianeta, circa tre volte la Terra, potrebbe essere composta da diamante.
Tratto da "Il Messaggerro.it"
E’ due volte la Terra, è superveloce ed è fatto di diamanti. La rivista scientifica Astrophysical Journal Letters ha pubblicato lo studio di un gruppo di ricercatori coordinato da Nikku Madhusudhan del Centro per l’astronomia e l’astrofisica dell’Università di Yale, che ha osservato un gigantesco pianeta a 40 anni luce dal nostro sistema solare, composto in gran parte da diamanti. «Questo è il primo assaggio di un mondo roccioso con una chimica fondamentalmente diversa da quella della Terra», ha commentato Madhusudhan. «La superficie di questo pianeta è probabilmente coperta di grafite e diamanti piuttosto che da acqua e granito». Il pianeta "55 Cancri" e ha un raggio doppio e una massa otto volte superiore rispetto alla Terra, dimensioni che lo rendono una «super-Terra». Si tratta di uno dei cinque pianeti in orbita intorno ad una stella simile al Sole, che si trova a 40 anni luce dalla Terra ed è visibile ad occhio nudo nella costellazione del Cancro. Il pianeta orbita attorno alla sua stella ad iper-velocità e il suo anno dura, infatti, appena 18 ore, a differenza dei 365 giorni terrestri. Un pianeta per niente abitabile, spiegano i ricercatori, con una temperatura di superficie elevatissima che sfiora i 2.500 gradi. In base a stime precedenti, gli astronomi ritenevano che il pianeta contenesse una notevole quantità di acqua surriscaldata, “basandosi sul presupposto che la sua composizione chimica fosse simile a quella terrestre” spiega lo scienziato. Ma la nuova ricerca suggerisce che sul pianeta non c’è traccia di acqua e sembra essere composto principalmente da carbonio (come grafite e diamante), ferro, carburo di silicio e probabilmente alcuni silicati. Lo studio stima che almeno un terzo della massa del pianeta, circa tre volte la Terra, potrebbe essere composta da diamante.
Tratto da "Il Messaggerro.it"
Un mostruoso buco nero ai primordi dell'Universo
Inspiegabile la sua dimensione, deve aver ingurgitato una galassia di stelle per raggiungere le grandezze osservate. Ma essendo molto giovane è impossibile spiegare il meccanismo che gli ha permesso di crescere così velocemente.
I bambini si sa, sono quasi sempre molto affamati. Ma a volte esagerano e la loro voracità sembra inspiegabile. Ebbene quello che hanno recentemente scoperto gli astronomi dell’Università di Pechino e dell’Università dell’Arizona, in termini astronomici, può essere paragonato a un bambino con una fame esagerata, anzi quasi impossibile.
UN QUASAR MOSTRUOSO. I due team di ricercatori, infatti, hanno scoperto un quasar che possiede una luminosità paragonabile a 420 trilioni di stelle simili al nostro Sole. Risale a un periodo in cui l’Universo era ancora iun bambino: non aveva più di un miliardo di anni. Prima di soffermarci sull'eccezionalità della scoperta ricordiamo che un quasar, un acronimo che sta per quasi stellar radio source, è un nucleo di una galassia estremamente luminoso nel cui centro c'è un buco nero particolarmente massiccio.
Il buco nero appena scoperto si trova nel cuore del quasar denominato SDSS J0100 + 2802 e si trova a 12,8 miliardi di anni luce dalla Terra. Ovviamente il buco nero in questione non si vede, ma la sua presenza è certa. La prova è l'enorme luminosità dei quasar che in genere viene spiegata come il risultato dell'attrito causato da stelle, gas e polveri che vengono incessantemente ingurgitate dal buco nero. Averlo osservato a quasi 13 miliardi di anni luce da noi vuol dire che esisteva già circa 900 milioni di anni dopo il Big Bang. La posizione del buco nero in una tabella che mostra luminosità e massa (rispetto al Sole). È 12 miliardi di volte più massiccio del nostro Sole.
Zhaoyu Li/Shanghai Observatory
HA INGURGITATO UNA GALASSIA INTERA. I ricercatori non riescono a spiegarsi come il buco nero sia riuscito a crescere così in fretta. 800 milioni di anni dopo il Big Bang le stelle si erano già formate e raggruppate in galassie, ma per raggiungere una dimensione del genere, il buco nero avrebbe dovuto inglobare almeno un paio di galassie in un centinaio di milioni di anni. «Come può un quasar così luminoso e un buco nero così massiccio formarsi nelle prime fasi di vita dell'Universo, in un periodo in cui le prime stelle e galassie erano appena emerse?”, si domanda Xiaohui Fan, uno degli autori del lavoro pubblicato su Nature. È bastato aver ingurgitato tante stelle e gas per arrivare a quella forza di emissione oppure c’è un altro meccanismo che potrebbe spiegare questo mostro cosmico? È difficile infatti ipotizzare che buchi neri di tali dimensioni possano essersi accresciuti solo per effetto della morte e della cattura delle prime stelle giganti.
Il buco nero osservato con il telescopio spaziale Wise in diverse lunghezze d'onda
UN ESERCITO DI TELESCOPI. La scoperta dà il via ad una nuova sfida astronomica per la quale serviranno sia i telescopi terrestri, sia quelli spaziali, come Hubble e Chandra, che permetteranno di osservare a varie lunghezze d’onda.
I quasar scoperti dal 1963 (anno in cui si scoprì il primo) a oggi sono oltre 200.000, di età compresa tra i 700 milioni e i 13,7 miliardi di anni dopo il Big Bang. Ma nonostante ne abbiamo osservati cosi tanti, i quasar e i buchi neri al loro interno sono ancora enigmi astronomici.
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I bambini si sa, sono quasi sempre molto affamati. Ma a volte esagerano e la loro voracità sembra inspiegabile. Ebbene quello che hanno recentemente scoperto gli astronomi dell’Università di Pechino e dell’Università dell’Arizona, in termini astronomici, può essere paragonato a un bambino con una fame esagerata, anzi quasi impossibile.
UN QUASAR MOSTRUOSO. I due team di ricercatori, infatti, hanno scoperto un quasar che possiede una luminosità paragonabile a 420 trilioni di stelle simili al nostro Sole. Risale a un periodo in cui l’Universo era ancora iun bambino: non aveva più di un miliardo di anni. Prima di soffermarci sull'eccezionalità della scoperta ricordiamo che un quasar, un acronimo che sta per quasi stellar radio source, è un nucleo di una galassia estremamente luminoso nel cui centro c'è un buco nero particolarmente massiccio.
Il buco nero appena scoperto si trova nel cuore del quasar denominato SDSS J0100 + 2802 e si trova a 12,8 miliardi di anni luce dalla Terra. Ovviamente il buco nero in questione non si vede, ma la sua presenza è certa. La prova è l'enorme luminosità dei quasar che in genere viene spiegata come il risultato dell'attrito causato da stelle, gas e polveri che vengono incessantemente ingurgitate dal buco nero. Averlo osservato a quasi 13 miliardi di anni luce da noi vuol dire che esisteva già circa 900 milioni di anni dopo il Big Bang. La posizione del buco nero in una tabella che mostra luminosità e massa (rispetto al Sole). È 12 miliardi di volte più massiccio del nostro Sole.
Zhaoyu Li/Shanghai Observatory
HA INGURGITATO UNA GALASSIA INTERA. I ricercatori non riescono a spiegarsi come il buco nero sia riuscito a crescere così in fretta. 800 milioni di anni dopo il Big Bang le stelle si erano già formate e raggruppate in galassie, ma per raggiungere una dimensione del genere, il buco nero avrebbe dovuto inglobare almeno un paio di galassie in un centinaio di milioni di anni. «Come può un quasar così luminoso e un buco nero così massiccio formarsi nelle prime fasi di vita dell'Universo, in un periodo in cui le prime stelle e galassie erano appena emerse?”, si domanda Xiaohui Fan, uno degli autori del lavoro pubblicato su Nature. È bastato aver ingurgitato tante stelle e gas per arrivare a quella forza di emissione oppure c’è un altro meccanismo che potrebbe spiegare questo mostro cosmico? È difficile infatti ipotizzare che buchi neri di tali dimensioni possano essersi accresciuti solo per effetto della morte e della cattura delle prime stelle giganti.
Il buco nero osservato con il telescopio spaziale Wise in diverse lunghezze d'onda
UN ESERCITO DI TELESCOPI. La scoperta dà il via ad una nuova sfida astronomica per la quale serviranno sia i telescopi terrestri, sia quelli spaziali, come Hubble e Chandra, che permetteranno di osservare a varie lunghezze d’onda.
I quasar scoperti dal 1963 (anno in cui si scoprì il primo) a oggi sono oltre 200.000, di età compresa tra i 700 milioni e i 13,7 miliardi di anni dopo il Big Bang. Ma nonostante ne abbiamo osservati cosi tanti, i quasar e i buchi neri al loro interno sono ancora enigmi astronomici.
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Le Picture Stones
Le Picture Stones sono rocce che hanno bei colori e bei disegni, senza necessariamente contenere minerali di pregio.
Il disegno viene valorizzato solo dopo il taglio e la lucidatura. Vengono anche usate in gioielleria sotto forma di cabochon laschi, cioè di cabochon di grandi dimensioni, anche oltre 10-15 cm, con una curvatura superiore molto lieve e spesso con una cintura verticale o leggermente inclinata verso il centro. La pietra paesina, che si trova in molte zone dell’Appennino, è una tipica picture stone, largamente utilizzata in gioielleria. Si hanno picture stones in calcari, dolomie, graniti e molte altre rocce e minerali, tuttavia i grezzi più pregiati sono materiali silicei, diaspri e agate, per la loro resistenza in fette sottili e per la perfetta lucidatura che prendono. Le aree più ricche di diaspri e agate sceniche si trovano nell'ovest americano, dal Canada al Messico lungo le Montagne Rocciose, e soprattutto nell'Oregon. Sono migliaia i giacimenti conosciuti, anche se un occhio esperto sa riconoscere al volo la provenienza, perchè ogni deposito ha un suo colore e un pattern caratteristico. Sebbene si tratti di materiali relativamente diffusi e generalmente economici, un pezzo con un bel disegno può anche raggiungere quotazioni da capogiro. Non è raro sentir parlare di pezzi venduti per decine di migliaia di dollari e una famosa agata del Messico col disegno di un gufo è stata quotata un milione di dollari !!
Fonti Varie
Il disegno viene valorizzato solo dopo il taglio e la lucidatura. Vengono anche usate in gioielleria sotto forma di cabochon laschi, cioè di cabochon di grandi dimensioni, anche oltre 10-15 cm, con una curvatura superiore molto lieve e spesso con una cintura verticale o leggermente inclinata verso il centro. La pietra paesina, che si trova in molte zone dell’Appennino, è una tipica picture stone, largamente utilizzata in gioielleria. Si hanno picture stones in calcari, dolomie, graniti e molte altre rocce e minerali, tuttavia i grezzi più pregiati sono materiali silicei, diaspri e agate, per la loro resistenza in fette sottili e per la perfetta lucidatura che prendono. Le aree più ricche di diaspri e agate sceniche si trovano nell'ovest americano, dal Canada al Messico lungo le Montagne Rocciose, e soprattutto nell'Oregon. Sono migliaia i giacimenti conosciuti, anche se un occhio esperto sa riconoscere al volo la provenienza, perchè ogni deposito ha un suo colore e un pattern caratteristico. Sebbene si tratti di materiali relativamente diffusi e generalmente economici, un pezzo con un bel disegno può anche raggiungere quotazioni da capogiro. Non è raro sentir parlare di pezzi venduti per decine di migliaia di dollari e una famosa agata del Messico col disegno di un gufo è stata quotata un milione di dollari !!
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Scoperta nuova fonte di Raggi Gamma nell'Universo...
La ricerca è stata pubblicata dalla rivista "Science". Anche le brevi eruzioni stellari possono produrre raggi gamma questi che sono tra i fenomeni cosmici più violenti che si conoscano. Un team internazionale di scienziati ha scoperto una nuova sorgente di raggi gamma nell'Universo. I raggi gamma sono una radiazione fortemente energetica emessa durante alcuni dei fenomeni cosmici più violenti che si conoscano, ma l'osservazione di quattro novae, cioè brevi eruzioni stellari, compiute dal 2010 al 2013 con telescopio spaziale per raggi gamma Fermi della Nasa-Esa ha inaspettatamente rivelato che anche questi eventi possono produrre raggi gamma. La scoperta, a cui ha collaborato anche Steven Shore, professore di astrofisica dell'Università di Pisa, è stata pubblicata sull'ultimo numero di agosto della rivista Science. "Prima delle osservazioni con il telescopio spaziale Fermi - ha spiegato Steven Shore - nessuno sospettava che queste esplosioni, per altro abbastanza comuni nell'Universo, fossero in grado di produrre raggi gamma di solito associati a ben più potenti esplosioni cosmiche". Il primo rilevamento, denominato V407 Cygni, del telescopio spaziale Fermi è avvenuto nel marzo 2010. L'esplosione proveniva da un raro tipo di sistema stellare in cui una "nana bianca", cioè è una stella di piccole dimensioni, con una bassissima luminosità, interagiva con una "gigante rossa", ovvero una stella grande e fredda. Nel 2012 e nel 2013, il telescopio spaziale ha rilevato altre tre novae classiche, che si verificano in situazioni più comuni in cui una nana bianca interagisce con una stella simile al Sole. "Inizialmente abbiamo pensato che V407 Cygni fosse un caso speciale - ha aggiunto Steven Shore - perché l'atmosfera di una gigante rossa si disperde nello spazio producendo un ambiente gassoso che interagisce con l'onda d'urto dell'esplosione della nana bianca. Ma questo non può spiegare le altre rilevazioni dove non erano presenti giganti rosse". L'ipotesi degli scienziati per l'emissione di raggi gamma è che l'esplosione di una nova crei vari tipi di onde d'urto che si espandono nello spazio a velocità leggermente diverse. Le scosse più veloci potrebbero interagire con quelle lente, accelerando le particelle portandole a velocità prossime a quelle della luce: queste particelle, in ultima analisi, produrrebbero i raggi gamma. Insieme a Steven Shore dell'Università di Pisa hanno partecipato allo studio anche C-C. Cheung (Naval Research Labs, Washington), Pierre Jean (Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie, Toulouse France) e ricercatori della sezione pisana dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Pisa.
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Il fiore più grande del mondo...
Il fiore più grande del mondo è, purtroppo, anche il più maleodorante. Si tratta dell'Aro titano (Amorphophallus titanum) che, al momento della sua fioritura, richiede a coloro che lo devono accudire di indossare delle maschere antigas!
Si tratta di una pianta relativamente poco nota, scoperta dal dr. Odoardo Beccari, nella foresta pluviale di Sumatra nel 1878. La pianta, il cui bulbo ha un diametro attorno al mezzo metro e pesa circa 30 kg, appartiene all'ordine delle aracee del quale fanno parte le ben note e comuni calle e, in effetti, ricorda proprio una calla, ma di dimensioni enormi. Su esemplari coltivati in vivaio si è verificata una crescita al ritmo di 7,5-13 cm al giorno ed il fiore raggiunge e può anche superare i due metri. La sua fioritura dura per due giorni e mezzo ma il suo odore, che gli indonesiani usano paragonare a quello del cadavere di un elefante in decomposizione, permane per circa otto ore. Un Amorphophallus si trova nei Kew Gardens di Londra e durante la fioritura del 2003 ha fatto registrare un'altezza di 2,11 metri. Durante la fioritura della primavera 2005 la pianta è cresciuta al ritmo di dieci centimetri al giorno e, come avviene tutti gli anni, è stata una delle maggiori attrazioni ed ha fatto parlare di sé stampa, televisione e Internet... nonostante l'olezzo. Tra l’altro, l’Aro ha un concorrente in fatto di dimensioni (ed anche di odore), nella Rafflesia (Rafflesia arnoldii), un fiore del tutto differente, della classe delle magnolie. |
La rafflesia è una pianta parassita, senza tronco, foglie o vere radici e si avvicina più dell’Aro al concetto generale di “fiore”. Nella specie arnoldii il fiore può superare il metro di diametro e i dieci chilogrammi di peso. La Rafflesia emana un odore di carne in putrefazione e per questo è chiamata anche “pianta carne” o “pianta cadavere”, soprannome che, peraltro, condivide con l’Aro titano che, tuttavia, anche se comunemente indicato come fiore è, più correttamente, un’infiorescenza.
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Tempio buddista di Rakanji in Giappone
La foto, antecedente al 1943, momento in cui il tempio andò distrutto in un incendio per poi essere ricostruito nel 1969, ritrae la mummia di ciò che all'apparenza sembra essere un “piccolo demone” (Kappa per i giapponesi) che era custodita proprio in questo tempio. Non avendo altre prove le domande che ci si porge sono tante, considerando anche il fatto è che già strano di per sé che proprio la foto si sia salvata dall'incendio.
Le ipotesi poi sono tante, potrebbe essere sia un animale che un bambino affetto da qualche strana patologia o mutazione genetica, come potrebbe essere una bestia antica a noi sconosciuta e purtroppo non abbiamo altri dati per poter approfondire l’argomento che a tutt'oggi resta nel mistero.
Fonti Varie (Wikipedia e Blog)
Le ipotesi poi sono tante, potrebbe essere sia un animale che un bambino affetto da qualche strana patologia o mutazione genetica, come potrebbe essere una bestia antica a noi sconosciuta e purtroppo non abbiamo altri dati per poter approfondire l’argomento che a tutt'oggi resta nel mistero.
Fonti Varie (Wikipedia e Blog)
HUNZA - UN POPOLO MISTERIOSO E ULTRACENTENARIO
Esiste un popolo asiatico molto particolare, infatti questa misteriosa popolazione, riesce a vivere ben oltre i cento anni quale sara il mistero che li differenzia da tutti gli altri abitanti del mondo?
Da sempre tutti quanti siamo affascinati dalla vita eterna, anche se da molti è descritta come una maledizione, e tutti sappiamo che non è possibile vivere in eterno. Tutti quanti noi cerchiamo di migliorare sempre le nostre condizioni di vita, in modo da poter vivere meglio e più a lungo. Esiste però un popolo che vive più a lungo di tutti gli altri, è il popolo degli Hunza: questa popolazione non solo vive in media oltre cento anni, ma non conosce neppure le nostre tanto temute patologie degenerative come, il cancro e le malattie del sistema nervoso. Gli Hunza vivono al confine nord del Pakistan: all’interno di una valle sulla catena Himalayana, e sono la popolazione in assoluto più longeva della terra. Ebbene, gli Hunza, senza l'ausilio della nostra scienza, a cento anni sono vivi, incredibilmente attivi, lavorano ancora nei campi e curano i loro figli con estrema vivacità e vitalità. Le donne Hunza sono ancora prolifiche anche oltre gli ottant'anni. Chiaramente per riuscire a concepire a tale età, il loro fisico è ancora piuttosto giovanile e non ha nulla a che vedere con le nostre ottantenni.
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Da sempre tutti quanti siamo affascinati dalla vita eterna, anche se da molti è descritta come una maledizione, e tutti sappiamo che non è possibile vivere in eterno. Tutti quanti noi cerchiamo di migliorare sempre le nostre condizioni di vita, in modo da poter vivere meglio e più a lungo. Esiste però un popolo che vive più a lungo di tutti gli altri, è il popolo degli Hunza: questa popolazione non solo vive in media oltre cento anni, ma non conosce neppure le nostre tanto temute patologie degenerative come, il cancro e le malattie del sistema nervoso. Gli Hunza vivono al confine nord del Pakistan: all’interno di una valle sulla catena Himalayana, e sono la popolazione in assoluto più longeva della terra. Ebbene, gli Hunza, senza l'ausilio della nostra scienza, a cento anni sono vivi, incredibilmente attivi, lavorano ancora nei campi e curano i loro figli con estrema vivacità e vitalità. Le donne Hunza sono ancora prolifiche anche oltre gli ottant'anni. Chiaramente per riuscire a concepire a tale età, il loro fisico è ancora piuttosto giovanile e non ha nulla a che vedere con le nostre ottantenni.
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Enûma Eliš |
Il Gatto Cleptomane |
Rappresenta il più antico testo scritto documentato sulla creazione, in lingua babilonese e derivante da una versione originale sumera ancora più antica. I protagonisti sono gli dei che, attraverso battaglie e divine alleanze, donano all’ opera una struttura epica e avvincente, con tanto di ribellioni, uccisioni e trionfi.
I sumeri volevano descrivere la creazione di tutte le cose in chiave “mitologica”, ma nello stesso tempo conoscevano perfettamente il Sistema Solare e la sua origine. Anzi, conoscevano qualcosa che oggi noi stentiamo a credere: la presenza di un pianeta chiamato Nibiru. L’Enuma Elish riesce a conformare le vicende degli dei e le loro battaglie rispettivamente alla fisica dei corpi celesti e alle loro collisioni, tanto per fare un esempio.I nomi degli dei sono attribuibili ai nomi dei pianeti; le azioni degli dei, le loro decisioni, le loro alleanze, le uccisioni coincidono incredibilmente con i moti dei corpi celesti, con le attrazioni reciproche dovute alle forze di gravità, con le loro orbite, con le loro inevitabili collisioni Inizialmente il Sistema Solare era instabile e caotico, dove le orbite dei pianeti non erano ancora stabilmente definite. Questa diventava la premessa per l’inizio della battaglia celeste: la continua instabilità dei pianeti (gli dei celesti) provocò turbamento a Tiamat e lo spinse a formare la sua terribile “schiera”, formata dai suoi satelliti (i “draghi ruggenti, ammantati di terrore”). Tale situazione, generando ulteriore pericolo e disordine, spinse Ea/Nettuno, il pianeta più esterno, a riequilibrare il Sistema Solare e inviarvi un pianeta (“un dio celeste più grande”) che veniva da lontano. Era un pianeta pieno di splendore, di nome Nibiru (Marduk per i babilonesi), coinvolto direttamente nella battaglia celeste che descrive il testo: a causa del senso orario di rotazione della sua orbita, opposto a quello di tutti gli altri pianeti, Nibiru/Marduk sarà destinato a collidere inevitabilmente con Tiamat. Due erano quindi i fronti opposti coinvolti: Tiamat, con i suoi ruggenti satelliti e Marduk/Nibiru con l’appoggio dei pianeti più esterni, quali Ea, Anshar, Lahmu, Lahamu e Kishar. Fonti Varie (Wikipedia e Libro Enûma Eliš) |
PRESO il gatto cleptomane,
Si è sempre pensato che la cleptomania fosse un problema degli esseri umani, invece non è così. Infatti in California è stato beccato, il gatto Dusty, mentre, di notte, andava in giro a rubare oggetti dei vicini. All’ inizio quando i vicini non trovavano più mutande, guanti, bicchieri ed altri oggetti di arredamento non sapevano dove andavano a finire. Alla fine, però, il ladro è stato scoperto, ed era Dusty, un micio che ha la malattia della cleptomania. I due padroni hanno cercato si sottoporlo a cure per la guarigione ma queste non hanno portato a nessun risultato. Fonte WantedHarmonia axyridis è il coleottero piu' ricercato della Gran Bretagna. Può avere varie livree, perciò è chiamata coccinella arlecchino. Si riproduce più rapidamente rispetto a molte specie indigene.
Ed è cannibale. Fonti Varie (Wikipedia) |